Una gita fuori porta

Sfidando il caldo torrido ed afoso, decidiamo di fare il periplo del lago Biwa ko con il treno. Ci rechiamo così intorno alle nove del mattino alla stazione ferroviaria. La stazione di Kyoto è una struttura in vetro e metallo imponente, ma allo stesso tempo leggera ed aggraziata. Le sue linee curve si aprono a ventaglio per dare respiro alla grande scalinata che nelle ore serali diviene un teatro a cielo aperto. DSC_6918

La prima sosta la facciamo nella cittadina di Nagahama, famosa per la manifattura del vetro. Dopo esserci addentrati nelle strade deserte del nucleo storico, veniamo risucchiati dentro ad uno dei pochi edifici aperti, tappa obbligata per trovare refrigerio in una giornata dal caldo soffocante. DSC_6938Il negozio è ricolmo di manufatti in vetro, simili a quelli che si vedono a Murano, e i bambini rimangono a bocca aperta attratti dalle mille forge e dai colori sgargianti del vetro sapientemente lavorato. Con una certa insistenza e con la promessa di ripassare, riusciamo a proseguire verso il caleidoscopio gigante che giace un po’ arrugginito in un cortile angusto ed incolto dove materiale accatastato, immagini e cartelli sbiaditi, fanno intuire che in precedenza il luogo fosse stato molto più frequentato. DSC_6946

Ripartiamo verso Hikone il cui castello viene considerato uno dei più belli di tutto il Giappone. Scesi dal treno i vestiti ci si incollano addosso in un’atmosfera umida e surreale e l’aria che entra calda dalle narici scende nelle vie respiratorie togliendo il fiato.DSC_6963 Il castello bianco sonnecchia adagiato sulle rocce sotto un grande cappello grigio dalle falde arrotondate. Poco più in là pini e ciliegi si riposano anch’essi sulle sponde di un laghetto.
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Taluni, inginocchiati sulla riva e protesi verso le verdi acque da cui non riescono a trarre refrigerio, paiono anime del Purgatorio che espiano colpe di un’altra vita. Le pinne delle grosse carpe grigie accarezzano la superficie, mentre le teste delle tartarughe spuntano di tanto in tanto timide come ad un uscio che rapidamente richiudono. Numerosi pesciolini fanno la spola tra il fondo e la superficie dove inghiottono rapidi le incaute effimere che sorrette dalla tensione superficiale riposano ignare del destino che le aspetta. Ad ogni guizzo cerchi concentrici si spandono sul pelo dell’acqua intrecciandosi tra loro e ricamando il placido specchio. 
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Ripartiamo per Kyoto e d’improvviso il cielo si fa nero e minaccioso. Un violento acquazzone si accanisce sulla terra assetata e il treno fugge veloce in mezzo alla campagna squassata dal vento e dalla tempesta. Le foglie strappate dagli alberi turbinano nell’aria bianca d’acqua e il riso piega la testa schiacciato dalla furia della natura come a proteggere il tesoro che da lì a breve sarà raccolto. Nel giro di poco tutto si placa e quando arriviamo a Kyoto, naturalmente in perfetto orario, il sole basso inizia a tinteggiare il cielo di rosa.

Tutti possono sbagliare…

Un pomeriggio il papà è tornato dal lavoro e ci ha detto che aveva trovato un centro con alcune piscine calde e fredde. Subito abbiamo preparato gli zaini e siamo andati verso questo posto chiamato Aquarena.

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page_intro_img Appena arrivati ci siamo tuffati nella piscina da 25 m ma quando io, Luca e Andrea abbiamo notato lo scivolo, non abbiamo potuto fare a meno di provarlo. Dopo tante scivolate mamma e papà ci hanno condotto in un corridoio e ad un certo punto ho iniziato a vedere una tribuna con seggiole gialle. Entrato nell’enorme struttura ho visto una vasca da 50 m con 10 corsie, una con tanti trampolini dal più alto al più basso e una piccola piscina con l’idromassaggio. Ma la particolarità della piscina era il fondo che, nelle giornate aperte a tutti diventava alto 1 m e nelle giornate di allenamento diventava di 2 m circa. Un altra cosa molto buffa erano i bagnini che continuavano a riprenderci:

  • il papà stava nuotando e lo hanno ripreso dicendo che in quella corsia si poteva solo camminare,
  • io e Luca stavamo facendo una gara affiancati e ci hanno detto che bisognava nuotare tenendo la destra,
  • la mamma nuotava con la tavoletta quando è arrivato un bagnino che ha messo le mani a croce e ha pronunciato:”bidobà”.

Eppure anche loro sbagliano: una sera siamo andati in un ristorante e a me e a Luca (non ne dubitavo) hanno sbagliato l’ordinazione. E così al posto di una succulenta piadina ricolma di ogni delizia ci hanno portato una minestra di verdure e cuscus…….che tristezza!

Pietro

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www banchetti a volontà

Appena usciti dall’acqua del tempio ci siamo incamminati per andare a dei banchetti con tante cose belle. DSC_6910

Luca ha fatto in tempo a mangiare una pannocchia un po’ bruciacchiata.

A questo punto abbiamo visto una piscinetta con le tartarughe in un banchetto. DSC_6911

Erano molto belle. E uno con i pesci piccoli purtroppo non abbiamo la foto dei pesci. Erano anche loro molto belli.

Andrea

Shintoismo e Buddismo

In questi giorni si celebrano le cerimonie agricole e della purificazione presso il tempio shintoista Shimogamo-jinja. Il tempio risale all’VIII secolo ed è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. DSC_6892

Situato alla confluenza di due fiumi in mezzo ad un raro bosco di latifoglie, in questi giorni subisce l’assalto da parte di migliaia di persone che, come noi, accorrono al tempio per prendere parte alle celebrazioni. Non appena arrivati veniamo convogliati da vigili in tenuta psichedelica dentro a un percorso a serpentina, simile a quelli che si vedono nelle code delle attrazioni dei parchi divertimento. Appena prima di arrivare alla tettoia sotto cui ci dovremo togliere le scarpe, bambini, uomini e donne in divisa ci porgono dei sacchetti di plastica nei quali riporremo le calzature. Due donne ci vendono delle candeline bianche infilzate su bastoncini di legno e dopo un attimo ci troviamo sulla riva del fiumiciattolo nel quale entreremo a breve. Rassicuro Pietro circa il fatto che l’acqua, che doveva arrivare al massimo alle caviglie, sarebbe stata calda, anche se i gridolini della gente che saltella con l’acqua a metà coscia mi smentiscono su ogni fronte. DSC_6898 Quando il fiume umano di cui siamo parte confluisce in quello liquido, abbiamo la conferma che i balletti e i versi emessi dalle persone non sono parte del rituale, ma effetto dell’acqua fredda. Pietro mi lancia subito un’occhiataccia, mentre Luca per dimostrare la sua prestanza fisica parte come se stesse facendo una gara podistica più che un rituale di purificazione. Andrea segue fiducioso e si diverte a vedere l’acqua che fa di tutto per raggiungere i suoi pantaloni corti, prendendosi gioco dell’impegno con cui lui cerca di tirarli su.

Arrivati in fondo al tragitto sfiliamo le candeline dal bastoncino per inserirle in un portacandele metallico sottostante l’altare. DSC_6902Usciti dall’acqua e rimessi i calzari, proseguiamo sotto un tendone dove alcuni uomini elargiscono acqua purificatrice in batteria. DSC_6909Dopo il passaggio obbligato dall’altare, in un attimo veniamo sputati fuori dal tempio e catapultati su una strada sterrata in mezzo al bosco, costellata da bancarelle di street food e paccottiglia di vario tipo. Purtroppo era difficile vivere questa esperienza in modo spirituale, e credo che pochi fossero lì con quell’intento. Ci hanno infatti spiegato che la religione shintoista, originaria del Giappone, è quella che viene abbracciata dai più ma non per fede, ma per tradizionale attaccamento verso alcune cerimonie, prima fra tutte il matrimonio. La religione buddista invece, di origine cinese, viene abbracciata da una minoranza che realmente crede e partecipa alla vita religiosa.

Quando finalmente il caos della festa sarà terminato, il tempio potrà strapparsi le odiate vesti da luna park per rimettersi quelle antiche e sacre di luogo di culto, permeato dai suoni delle anime raccolte in preghiera.

In punta di piedi

Avendo visitato qualche impianto di trattamento rifiuti in Svizzera ero già abituato alla loro proverbiale pulizia. Ma qua sono riusciti a stupirmi. Altro che scarpe antinfortunistiche, questa foto parla da sola…

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E cosa vogliamo dire del video con ologrammi in 3D per spiegare ai bambini delle scuole elementari la corretta gestione dei rifiuti?

DSC_6881E dei condotti che sparano aria fresca prelevata dall’esterno per alleviare la calura di un operatore eventualmente di passaggio nella zona superiore della caldaia?

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Il sistema scolastico

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L’altra sera, quando siamo stati invitati a cena da Takashi Fujimori, abbiamo avuto modo di capire meglio come funziona il sistema scolastico giapponese. La moglie infatti, prima di avere la bambina, era una maestra di scuola elementare, ma avendo deciso di avere più figli, avrà difficoltà a reinserirsi nel mondo lavorativo.

DSC_6524I bambini iniziano la scuola all’età di sette anni. La scuola primaria dura 5 anni durante i quali i ragazzi imparano circa 700-800 simboli delle migliaia totali: 50 il primo anno, 80 il secondo e via via crescendo negli anni successivi. Esistono 3 insiemi di simboli: Kanji, il primo e più numeroso, è costituito da ideogrammi ereditati dalla Cina, Hiragana e Katakana sono una sorta di scrittura fonetica con un numero più ridotto di simboli e i due insiemi si fondono nel linguaggio scritto e parlato. Naturalmente poi devono conoscere anche l’alfabeto anglosassone, il Roma-ji, per poter scrivere i fonemi sul pc che vengono poi trasformati in simboli e per imparare le lingue straniere, principalmente l’inglese. I bambini si esercitano su tabelle che devono esser compilate inserendo in ciascuna colonna per dieci volte uno specifico simbolo. In pullman ci è capitato di vedere un ragazzino intento in tale attività.

DSC_6610Le classi possono avere fino a 40 alunni e la maestra è unica. L’orario scolastico è simile a quello del nostro tempo pieno e per il pasto la famiglia paga circa 30 euro al mese. Ci hanno spiegato che in passato gli scolari “dovevano” essere a casa entro le 17, mentre adesso possono rientrare anche alle 18.00 – 18.30, dopo aver svolto le attività extra scolastiche, che in realtà consistono in ulteriori ore di studio. Sembra infatti che l’ammissione alle scuole superiori e poi all’università sia veramente selettiva, quindi i bambini iniziano a prepararsi duramente sin dai primi anni di scuola. Questo spiega perchè i parchetti sono deserti in Giappone!

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Una piacevole serata

L’aspetto più interessante del viaggiare per lavoro rispetto al viaggiare per turismo, sta nella possibilità di conoscere maggiormente le persone e le loro abitudini. L’altra sera siamo stati invitati a cena da un ragazzo che lavora come ricercatore all’Università di Kyoto e da sua moglie. La coppia ha una bimba, il cui nome si pronuncia “Kana-o”, che è nata il medesimo giorno di Andrea, il 24 giugno, però del 2013. La piccola si sta cimentando con i primi passi e i primi suoni articolati, assolutamente uguali a quelli che pronunciavano i miei figli alla sua età e molto assonanti con quelli che pronunciano gli adulti. Ricordo infatti che allora dicevo sempre che i miei figli sembravano giapponesi e a distanza di alcuni anni ho potuto appurare che lo erano veramente!

La casa in cui ci hanno accolto era tradizionale, essendo un edificio di più di 100 anni. Per raggiungere l’ingresso abbiamo percorso alcuni metri in un angusto corridoio in mezzo a due edifici antistanti al termine del quale ci siamo trovati di fronte a una porta scorrevole in legno e carta di riso. Come consuetudine ci siamo tolti le scarpe prima di entrare. Varcata la soglia ci siamo trovati in un piccolo ingresso con un tavolo e un cucinino.

20140726_172220 A sinistra un’altra porta scorrevole dava accesso ad un vano con il tatami (la tipica pavimentazione in stuoia utilizzata per le camere da letto e i locali giorno) il cui soffitto in legno incombeva basso. Un tavolino alto circa 30 cm era baricentrico rispetto al locale e sulle tre pareti non occupate dalla porta scorrevole erano addossati rispettivamente un piccolo divano di velluto verde con la struttura in legno, una poltrona sotto alla quale c’era un vasino di ceramica come quelli che si usavano un paio di generazioni fa in Italia, una libreria, alcuni giochi di legno e una scrivania con due computer. Non mancavano un condizionatore e un ventilatore, indispensabili in una giornata che ha toccato i 37°. L’ambiente risultava molto raccolto ed accogliente. Ci siamo seduti tutti per terra intorno al tavolino centrale per prendere l’aperitivo: anguria, legumi simili a piccole fave e una bevanda molto popolare dall’aspetto simile al latte di cocco e dal gusto paragonabile al sorbetto al limone.

20140726_174341Di seguito sono state appoggiate sulla scrivania numerose ciotole contenenti germogli, mais, formaggio, tofu, verdure, piccoli wurstel, pesce crudo e la più grande riso. Non mancavano ovviamente salsa di soia, zenzero e spezie. In una vaschetta poi eran contenuti alcuni fogli di alghe di due differenti dimensioni. Entrambi andavano riempiti con riso e gli ingredienti desiderati; le più piccole venivano poi arrotolate a forma di cono, le più grandi adagiate su uno stuoino che serviva per arrotolarle a forma di cilindro. Le prime venivano mangiate dal commensale che le aveva preparate, le seconde tagliate a rondelle e condivise.

DSC_6828La cena si è conclusa con alcuni dolci che avevamo portato noi simili a pancakes, che ci hanno affascinato perchè prodotti con una macchina posta in bella vista nella vetrina del negozio, che ricordava tanto il film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”.

I bambini erano molto divertiti da questa cena così interattiva. Non appena terminato hanno iniziato a giocare facendo rotolare alcune palline sul tatami, suscitando l’interesse della piccola che si aggirava eccitata e barcollante tra gli strani ospiti, afferrando quello che poteva dai piatti di ognuno, secondo la migliore tradizione che accomuna tutti i bambini del mondo. Nel frattempo noi adulti sfogliavamo il bellissimo album di matrimonio dei due ragazzi celebrato con abiti tradizionali secondo il rito Shintoista.

E’ stata davvero una piacevole serata!

Un Paese molto caro?

Questa era l’impressione prima di partire, mi sono anche affrettato ad aumentare temporaneamente il plafond della carta di credito.

Il costo della vita in città si sta invece rivelando decisamente accettabile, certo anche grazie all’Euro forte ma non solo. Qualche esempio:

  • una corsa sui mezzi pubblici 230 yen (circa 1,7€). Circa la loro efficienza, ne abbiamo già parlato
  • cena a buffet all you can eat con prodotti biologici e di filiera corta: 4500 yen (33€) per tutti e cinque20140720_195156
  • il pranzo nel medesimo posto, alle stesse condizioni e con la stessa varietà di cibo: 3100 yen (23€). Qua è prassi abituale che il pranzo venga servito a costo minore rispetto alla cena
  • ingresso giornaliero nella enorme piscina del centro Aquarena 820 yen
  • praticamente ovunque i bambini pagano la metà

La spesa al supermercato è invece proporzionalmente più cara, in particolare frutta e verdura, che vengono via a peso d’oro.

Dunque anche qua come in Cina è alla fine quasi sempre preferibile andare a mangiar fuori!

A ciascuno le sue lobbies

Lobby dei tassisti, dei farmacisti, dei commercianti. Uno dei marchi di fabbrica della nostra Italietta, dove tutti i timidi tentativi di liberalizzazioni del settore, o di blocco del traffico nelle vie dello shopping, vengono facilmente stroncati sul nascere. Qua non te lo aspetteresti, eppure scopri che tutto il mondo è paese.

Lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte geotermica, che in Giappone avrebbe enormi potenziali come già accennato qua, pare infatti essere frenato dalla “lobby” dei gestori degli Onsen, ovvero di quelle splendide sorgenti termali associate alle ryokan o agli alberghi, che sono a loro volta uno dei marchi di fabbrica del Giappone. Temono possibili ripercussioni sulla loro attività. Se ne parla ad esempio in questo articolo scientifico.

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Tanto per dare un’idea, il Giappone produce poco più della metà di energia geotermica rispetto all’Italia, a fronte di una popolazione più che doppia e di una superficie superiore del 25%. Ma soprattutto è localizzato in una delle aree geologicamente più attive di tutto il pianeta.

Il problema è che a seguito dell’incidente di Fukushima le centrali nucleari sono ancora tutte ferme. E la conseguente quota mancante di energia elettrica viene ricoperta con gas naturale di importazione, e soprattutto con carbone… Con buona pace di Kyoto e del suo Protocollo. Mi ricorda qualcosa.