Gran finale

“Una volta visto lo Huangshan non vorrai vedere nessun’altra montagna”, recita un altro detto cinese. Ok, calma un attimo, noi abbiamo il Bianco, il Rosa, il Cervino, mica bruscolini.
Al di là dell’esagerazione, si tratta effettivamente di qualcosa di straordinario, guglie granitiche dalle forme più insolite ornate da pini marittimi sui dirupi più impensati, il tutto su un mare di nubi che le fa galleggiare nel vuoto. Gli arditi sentieri a strapiombo sul vuoto consentono delle visuali impressionanti, che sicuramente nessuna fotografia può rendere. Cielo azzurro, aria buona e finalmente una bella stellata hanno completato il quadro di questa fantastica giornata, unica nota stonata lo sfruttamento turistico eccessivo.

Accoglienza e diffidenza

Verso l’estero noi italiani nutriamo spesso una certa diffidenza, figuriamoci verso l’estremo oriente! Sarà forse che secoli di conquiste e scorribande subite su tutto il territorio ci portano ad avere un atteggiamento di difesa della nostra identità. In questo modo però rifiutiamo un confronto che non porterebbe ad assumere usi e costumi differenti, ma al contrario a comprendere meglio, e radicare ancora di più, i nostri.20130413_105830

Una volta arrivati in Cina la nostra diversità è sempre stata accolta con grande entusiasmo, fornendoci anche canali preferenziali. In biblioteca, ad esempio, noi “foreigners” siamo sempre esonerati da code e prenotazioni per qualsiasi attività, e questo sembra anche compiacere gli altri partecipanti, che si accalcano per prendervi parte. In genere i genitori degli altri bambini, dopo le lezioni, confabulano tra risatine sommesse per trovare qualcuno che conosca un po’ di inglese (merce rara da queste parti!), unico ponte dove noi e loro possiamo incontrarci. Il tempo è volato e oggi, sabato 20 aprile, è stata per noi l’ultima lezione di origami. Al termine la bibliotecaia ha voluto lasciare dei regali ai bambini e con l’aiuto dell’interprete inglese ci ha detto che spera di rivederci presto ad Hangzhou. Più tardi ci sono stati i saluti con la maestra di kung fu che, dopo aver scattato numerose foto con i tre allievi, con le guance un po’ arrossate e lo sguardo leggermente schivo, ha sussurrato: “I will miss you”. Poi mi ha prontamente chiesto l’indirizzo e-mail.20130413_104546

Infine i ragazzi che qui in università si prodigano per farci sentire a nostro agio e non farci mancare nulla, hanno quella cura particolare di coloro che lo fanno con piacere e forse persino con orgoglio. Chi conosce da più tempo questa realtà ci ha confermato che in cambio cercano arricchimento e opportunità, che derivano dai rapporti interpersonali (sempre nel rispetto dei ruoli che qui appare chiaro esser ben delineati). Così noi cogliamo con gioia ogni occasione per invitarli fuori a mangiare, e le cene di saluti prima della partenza seguono senza soluzione di continuità quelle di benvenuto dopo l’arrivo. Durante la serata le parole e il compiacimento dei ragazzi per la particolare attenzione che gli riservano i bambini, si tuffano nei continui brindisi che rendono l’atmosfera alquanto goliardica.

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I rumori

Di rumori non abbiamo ancora parlato. Innanzitutto c’è quello associato all’espressione corporale già descritta qua, sul quale preferirei non soffermarmi ulteriormente. Diciamo solo che è un sottofondo piuttosto abituale da queste parti… L’unica variabile è il tempo che intercorre tra preparazione e lancio, dove si rimane letteralmente col fiato sospeso.

In città ci sono poi i clacson. Il rumore dei clacson è un ottimo barometro del livello di sviluppo di un paese. Dal Peru, dove è onnipresente, fino alla Svezia, dove inizio a pensare che nelle auto sia un optional, che però nessuno sceglie… Qua in Cina è parecchio usato da tutti, motorini compresi, con un approccio del tipo “fate largo, arrivo io!”. Ma bonario, senza aggressività; non ho mai visto nessuno scomporsi per una bella e insistita strombazzata alle sue spalle, anche quando lo strombazzatore voleva costringerlo ad avanzare nonostante il semaforo rosso. Ecco, da noi in Italia il clacson viene usato relativamente poco, ma con un livello di aggressività che ad oggi non ho ancora visto in giro!

Altro rumore curioso è quello dei pullman di città, caratterizzati da un altoparlante che comunica ininterrottamente all’esterno frasi per noi incomprensibili. E quello del mezzo che lava le strade, sulla musica di “It’s a small world”…

Infine il rumore che non c’è, quello dei numerosissimi motorini elettrici che ti si infilano silenziosamente dappertutto. Se solo quell’energia elettrica non fosse prodotta con il carbone

Se questa è una discarica

I cinesi sanno stupire, ormai lo abbiamo capito. E’ vero che siamo finiti in uno dei posti più avanzati della Cina, ed è vero che il Dr. Yong mi aveva anticipato che avremmo visitato una delle discariche meglio gestite del Paese, ma questo proprio non me lo sarei aspettato…

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NB: le foto sono state scattate nella parte sommitale della discarica, chiusa da un paio d’anni circa. Ad un metro e mezzo di profondità si trovano i rifiuti…

Impression West Lake

Ormai e’ evidente che il cuore della città è il Lago dell’Ovest. Ogni sera questo cuore pulsa animato da luci e musiche new age al ritmo delle quali centinaia di ballerini danzano sull’acqua per portare a galla le leggende che da secoli si tramandano ad Hangzhou. E così banchi di pesci magici gialli e rossi si inseguono vorticosamente come trainati dalle onde, fiori di loto fremono sotto la brezza primaverile e tamburi luminosi come soli vengono percossi per farne uscire musica, acqua e luce che paiono fiamme ardenti. Infine lo specchio d’acqua, sotto lo sguardo dei salici illuminati di differenti colori, si riempie di enormi penne bianche alte più di due metri che fluttuano, magistralmente condotte, per simboleggiare il volo della gru, animale sacro che custodisce i frutti dell’immortalità degli dei.

Questa sera anche noi abbiamo assistito a questo spettacolo dal titolo Impression West Lake e le aspettative che avevamo non sono state deluse.

 

Un assaggio di caldo

I racconti della stagione estiva ad Hangzhou sono tutti concordi, e un po’ inquietanti. Le guide parlano della “insopportabile calura che cuoce lo Zhejiang”, i residenti raccontano come per fare un paio di chilometri a piedi in citta’ anche al mattino presto ci si debba munire di sufficienti bottiglie d’acqua. Insomma, un clima caldo umido da far rimpiangere la pianura padana dei tempi migliori, il tutto da Maggio a fine Settembre.

Gli unici periodi “umani” sono dunque la primavera e il mese di Ottobre, anche perche’ poi l’inverno non e’ da meno, piuttosto freddo, con qualche nevicata e soprattutto senza sistemi di riscaldamento seri nelle case (solo gli split usati a rovescio).

Nel consueto monitoraggio del meteo prima di partire, avevo osservato un paio di giornate con massima di 30 gradi gia’ ad inizio Marzo. Aiuto! Poi piu’ niente, anzi la prima quindicina qua e’ stata particolarmente fresca. Nel giro di sette giorni siamo invece passati dalla giacca a vento invernale ad un primo caldo piuttosto evidente, di nuovo attorno ai 30. Dagli ombrelli per ripararsi dalla pioggia a quelli per ripararsi dal sole. Qua dicono che e’ frequente vedere sfilare le quattro stagioni in una settimana, stiamo a vedere…

Il tempo vola

Ben oltre la metà della nostra permanenza, ecco alcune impressioni.image

Luca: mi sono divertito molto. Il sabato e la domenica vado in biblioteca al mattino e al pomeriggio al kung fu. Vorrei sia tornare a casa che restare ancora qua.

Pietro: anche io mi sono divertito, l’unica cosa è che continuano a farmi foto.
Però io sono troppo intelligente e non me le fanno quasi mai perchè mi nascondo sempre!! Però, in fin dei conti è divertente stare qui, anche se ho un po’ nostalgia di casa. Alla fine del mese valuterò se mi piace veramente.

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Andrea: a me della Cina piace andare a vedere i posti con gli amici. Mi è piaciuto quando siamo andati allo Xixi dove c’erano le barche dei draghi.DSC_3377

 

Parole d’acqua

Ogni posto ha i suoi colori e i suoi profumi. In Cina ho trovato il rosa dei fiori di pesco, il rosso scuro dell’acero, il verde dei salici e mille fragranze floreali si fondono piacevolmente, quando non vengono coperte dallo smog. L’odore della salsa di soia si avvolge addosso dominando prepotentemente vicino ai ristoranti e alle bancarelle. E poi mi sono imbattuta in un odore acre davvero insopportabile per me. La prima volta che lo sentii eravamo al parco Xixi. Scesi dalla barca e mi immersi nelle bancarelle dove odori e rumori friggevano nell’aria. D’improvviso un olezzo nauseabondo si è infilato su per il naso ed è andato a tuffarsi fin nello stomaco facendolo chiudere. Da allora, camminando per le vie di Hangzhou, di tanto in tanto quell’odore ci tende tranelli appostandosi dietro gli angoli per coglierci di sorpresa. Ieri ci è capitato in prossimità di un semaforo pedonale che aveva cominciato il conto alla rovescia per ridiventare rosso (secondo me l’odore e il semaforo si erano messi d’accordo) e così d’istinto abbiamo attraversato la strada a grandi balzi. Eravamo talmente presi dalla fuga, che non ci siamo accorti che atterrando sull’altro marciapiede avevamo appena superato un’altra passaporta. Salici piangenti accompagnavano un sentiero di pietra, nel quale erano inserite lastre con bassorilievi di animali e temi floreali, verso un lago su cui sonnecchiavano fiori di loto e danzavano petali rosa caduti da vanitosi peschi in fiore intenti a specchiarsi sull’acqua. DSC_3483Una donna ballava lenta sotto i salici i cui rami piangenti, insieme alle braccia, incorniciavano il volto lieto. Un uomo impugnava un bastone dalla punta di spugna e con gesti armoniosi e solenni scriveva parole con l’acqua, ma non per gli uomini, bensì per la brezza che di lì a poco le avrebbe portate via verso il lago, dove barche, come draghi adagiati sull’acqua, le aspettavano scivolando nella luce irreale del pomeriggio.DSC_3480DSC_3485 La pagoda Lei Feng e il tempio Jingzi, poco distanti, sorvegliavano la scena e scrutavano la riva, come per scorgere la Dama Bianca uscire dall’acqua.DSC_3511 “Di buon mattino, sotto il Ponte Rotto, un fumo bianco e leggero si levò sull’acqua. D’un tratto sotto quel fumo una fanciulla con il vestito bianco,…. uscì dall’acqua limpidissima e si diresse verso la riva del lago…..Era il serpente bianco che ……si era trasformato in un essere umano… ” (Il Serpente Bianco antica storia popolare cinese ambientata ad Hangzhou). Eravamo arrivati alla sponda sud del Lago dell’Ovest.

Vegetariano che cosa?

Secondo le guide e’ vita dura per i vegetariani in Cina, complice anche la barriera linguistica. I ristoranti vegetariani ad Hangzhou si contano infatti sulle dita di una mano. Come generalmente facciamo, anche qua ne abbiamo cercato uno; spesso ti capitano delle ottime sorprese (come il mitico Terra di Lisbona!)DSC_3503

Affiliato ad un tempio buddista proprio di fronte alla pagoda Leifeng, sul lato sud del Lago, ci troviamo davanti ad un locale completamente vuoto. Cosa piuttosto strana per la Cina… e per il venerdì sera! Poco dopo arrivano altri avventori, ma non molti. L’occasione è dunque ghiotta per il sovrabbondante personale,

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evidentemente non tutto 20130413_183443necessario, che può permettersi di fissarci con insistenza per tutta la durata del pasto. Pasto che non si è rivelato un gran che, a conferma che anche in Cina è bene non fidarsi dei ristoranti vuoti.

La sera successiva ci siamo decisamente rifatti. Ospiti del Dr. Huang e famiglia, un’ottima cena con numerosi e abbondanti piatti vegetariani, tra cui questa curiosa anatra di verdure.

Il profumo del carbone

Tutte le mattine arrivando all’Istituto vengo accolto dall’odore del carbone, che viene steso in terra per strada ad asciugare, prima di utilizzarlo in uno dei numerosi impianti pilota disponibili.

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Qua il carbone è onnipresente. Tre quarti dell’energia elettrica viene prodotta in questo modo, e anche le reti di teleriscaldamento delle città del Nord (come Pechino) ne fanno ampio utilizzo. I risultati sulla qualità dell’aria sono quelli a cui ho fatto cenno qua, ma altrettanto grave è il contributo alle emissioni globali di gas serra.

Anche gli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti, come questo che ho visitato ieri nei sobborghi di Hangzhou:

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necessitano del carbone per sostenere la combustione del rifiuto, che qua ha un potere calorifico troppo basso.

Stoccaggio carbone WTE