Cieli azzurri, churrasco e… bicicletta

Brasilia è uno di quei posti dove probabilmente non ci andresti mai di proposito, ma nei quali ti ci imbatti per un impegno di lavoro. Sarebbe meglio non arrivarci proprio nella giornata di disordini associati al caos politico del paese, ma in ogni caso la calma e tranquillità brasiliane si sono ripristinate molto velocemente.


Città futuristica a forma di aereo, inventata dal nulla negli anni ’50 e inaugurata nel 1960, su un altopiano a 1000 m nel centro del Brasile dove è stato anche creato per l’occasione un grande e bellissimo lago artificiale che la contorna. Architetture esuberanti e bianchissime, grandi spazi, strade enormi e dunque inevitabilmente poco intasate dal traffico, che rimane scorrevole. Ma nessuna attenzione per pedoni e soprattutto ciclisti, in un periodo storico dove la prosperità portata dalla disponibilità di petrolio a buon mercato e dall’automobile per tutti aveva accecato anche urbanisti e pianificatori. Neppure luoghi di aggregazione, ma anzi una logica di suddivisione delle differenti attività in zone ben specifiche, che obbliga a muoversi sempre con l’auto per qualsiasi esigenza.

Ora un timido servizio di bike-sharing e qualche percorso ciclabile permettono anche qua di esplorare questi enormi spazi in bicicletta, respirando un’aria molto più pulita che nelle nostre città, ma facendo attenzione al sole che, anche in inverno, ti abbrustolisce facilmente.

 

E’ in definitiva un luogo dove i brasiliani ricchi se la godono, ma dove comunque si può anche finire in una festicciola tipicamente sudamericana all’interno di una pseudo-favela…

 

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Oltre ad occuparmi di rifiuti per mestiere, mi intrigano la mobilità ciclabile e quella elettrica. E di conseguenza il viaggiare, da cui sto diventando sempre più dipendente

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