Un finale col botto!

Il giorno che precede la partenza è sempre campale, soprattutto dopo una permanenza così lunga e in vista di un viaggetto non proprio all’acqua di rose. E poi ci sono tutte le ultime cose da sistemare, tipo le cartoline, gli ultimissimi acquisti di gadget del Campus, ecc. Ma questa volta ci mancava anche la cosa più importante, quella che non ci facciamo mancare quasi mai nei vari giri: la visita all’ospedale!

E fu così che il povero Andrea venne fulminato da una gastroenterite piuttosto seria, ed eccoci qua, nel reparto flebo dell’ospedale del campus, fortunatamente proprio di fronte a casa. Finito il trattamento alle 18.30, partenza per l’aeroporto di Pudong alle 19!

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Anche in questa occasione i nostri angeli custodi ci hanno assistito senza tregua, aiutandoci ad allentare l’inesorabile tensione. Grazie!

Big noses

Fino ad oggi abbiamo vissuto una quotidianità cinese tra supermercati, mense, banchi della frutta, palestre e biblioteche. Abbiamo deciso sin dall’inizio di dedicare l’ultimo fine settimana che saremmo stati qui a visitare Huangshan, patrimonio dell’Unesco. Le premesse metereologiche non erano delle migliori, infatti in quella zona pioggia, nebbia e vento dominano per la più parte dell’anno, come se la natura volesse celare la sua perla agli sguardi del mare di uomini che quotidianamente si riversano chiassosi per i sentieri del cielo. Per nulla scoraggiati (o forse semplicemente non potendo più rimandare) prenotiamo  decidendo di fissare un pernottamento in un hotel in quota a quattro stelle, perché foschi racconti locali riportavano che le categorie in Cina hanno standard molto differenti dai nostri. Partiamo domenica di buon mattino per andare a prendere il pullman in centro ad Hangzhou per poi scoprire, dopo un’ora di frenate improvvise e curve a gomito, che l’autobus si ferma nei pressi dell’università. Passato il labirinto cittadino imbocchiamo l’autostrada e case fatiscenti iniziano a sfilare ai bordi della strada, intimorite ed oppresse dall’avanzata di nuovi giganteschi mostri che si perdono a vista d’occhio nelle zone di espansione della città, così grigi e tristi che a stento si capisce se debbano essere abbattuti o se sono pronti ad inghiottire migliaia di persone nelle loro viscere.

Dopo numerosi colpi di clacson arriviamo a Tunxi, dove una giovane donna ci attende dietro un grande sorriso e un vistoso paio di occhiali quadrati senza lenti. E’ Adah, la nostra guida. Il tempo è uggioso e una volta saliti sulla funivia ci immergiamo in una coltre di nubi che come un bambino nasconde sotto le braccia i suoi tesori per renderli invisibili agli altri.DSC_3703 Un po’ scoraggiati ci scambiamo sguardi, ma nel giro di un attimo buchiamo la coltre e lo scenario cambia mostrandosi magnificente come solo di rado capita da queste parti. Siamo arrivati nella dimora degli Dei dove le vette granitiche galleggiano sul mare di nuvole, barriera impenetrabile agli occhi degli abissi sottostanti. Il sole splende terso importunando le rocce scolpite sapientemente dalla natura con quei dettagli che può dare solo chi ha l’eternità a disposizione. Pini millenari si aprono nelle fenditure come ombrelli di dame cinesi. Tutto appare eterno.

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Ci incamminiamo per visitare questo luogo accompagnati dal solito continuo mantra shuāngbāotāi (gemelli), le incessanti richieste di fare foto con i bambini e incrociando talvolta i passi curvi ed amari dei portatori barcollanti sotto il peso del bilanciere carico di rifiuti, che gli frutterà un minimo compenso.

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A sera arriviamo all’albergo. Non una topaia come paventato, ma di un lusso quasi imbarazzante e fuori luogo in quel contesto. La guida ci ha spiegato che è un “big noses’ hotel” ovvero riservato ai “grandi nasi”, appellativo per noi occidentali. Esagerato e fuori luogo…….ma ce lo siamo goduto!

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Sempre connessi… purtroppo…

Vista la situazione prima della nostra partenza, ero molto allettato all’idea di staccare la spina per un mese dalle vicende italiche. Poi, complice anche l’ampia disponibilità di connessioni wifi libere (altro elemento di superiorità rispetto a noi), non ho potuto fare a meno di comportarmi da vero italiano all’estero, alla continua ricerca di notizie nostrane. Credo però che sarebbe stato decisamente meglio l’auspicato blackout informativo, per poter ritornare in Italia e scoprire con stupore che… gulp, non è cambiato proprio nulla…

Gran finale

“Una volta visto lo Huangshan non vorrai vedere nessun’altra montagna”, recita un altro detto cinese. Ok, calma un attimo, noi abbiamo il Bianco, il Rosa, il Cervino, mica bruscolini.
Al di là dell’esagerazione, si tratta effettivamente di qualcosa di straordinario, guglie granitiche dalle forme più insolite ornate da pini marittimi sui dirupi più impensati, il tutto su un mare di nubi che le fa galleggiare nel vuoto. Gli arditi sentieri a strapiombo sul vuoto consentono delle visuali impressionanti, che sicuramente nessuna fotografia può rendere. Cielo azzurro, aria buona e finalmente una bella stellata hanno completato il quadro di questa fantastica giornata, unica nota stonata lo sfruttamento turistico eccessivo.

Accoglienza e diffidenza

Verso l’estero noi italiani nutriamo spesso una certa diffidenza, figuriamoci verso l’estremo oriente! Sarà forse che secoli di conquiste e scorribande subite su tutto il territorio ci portano ad avere un atteggiamento di difesa della nostra identità. In questo modo però rifiutiamo un confronto che non porterebbe ad assumere usi e costumi differenti, ma al contrario a comprendere meglio, e radicare ancora di più, i nostri.20130413_105830

Una volta arrivati in Cina la nostra diversità è sempre stata accolta con grande entusiasmo, fornendoci anche canali preferenziali. In biblioteca, ad esempio, noi “foreigners” siamo sempre esonerati da code e prenotazioni per qualsiasi attività, e questo sembra anche compiacere gli altri partecipanti, che si accalcano per prendervi parte. In genere i genitori degli altri bambini, dopo le lezioni, confabulano tra risatine sommesse per trovare qualcuno che conosca un po’ di inglese (merce rara da queste parti!), unico ponte dove noi e loro possiamo incontrarci. Il tempo è volato e oggi, sabato 20 aprile, è stata per noi l’ultima lezione di origami. Al termine la bibliotecaia ha voluto lasciare dei regali ai bambini e con l’aiuto dell’interprete inglese ci ha detto che spera di rivederci presto ad Hangzhou. Più tardi ci sono stati i saluti con la maestra di kung fu che, dopo aver scattato numerose foto con i tre allievi, con le guance un po’ arrossate e lo sguardo leggermente schivo, ha sussurrato: “I will miss you”. Poi mi ha prontamente chiesto l’indirizzo e-mail.20130413_104546

Infine i ragazzi che qui in università si prodigano per farci sentire a nostro agio e non farci mancare nulla, hanno quella cura particolare di coloro che lo fanno con piacere e forse persino con orgoglio. Chi conosce da più tempo questa realtà ci ha confermato che in cambio cercano arricchimento e opportunità, che derivano dai rapporti interpersonali (sempre nel rispetto dei ruoli che qui appare chiaro esser ben delineati). Così noi cogliamo con gioia ogni occasione per invitarli fuori a mangiare, e le cene di saluti prima della partenza seguono senza soluzione di continuità quelle di benvenuto dopo l’arrivo. Durante la serata le parole e il compiacimento dei ragazzi per la particolare attenzione che gli riservano i bambini, si tuffano nei continui brindisi che rendono l’atmosfera alquanto goliardica.

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I rumori

Di rumori non abbiamo ancora parlato. Innanzitutto c’è quello associato all’espressione corporale già descritta qua, sul quale preferirei non soffermarmi ulteriormente. Diciamo solo che è un sottofondo piuttosto abituale da queste parti… L’unica variabile è il tempo che intercorre tra preparazione e lancio, dove si rimane letteralmente col fiato sospeso.

In città ci sono poi i clacson. Il rumore dei clacson è un ottimo barometro del livello di sviluppo di un paese. Dal Peru, dove è onnipresente, fino alla Svezia, dove inizio a pensare che nelle auto sia un optional, che però nessuno sceglie… Qua in Cina è parecchio usato da tutti, motorini compresi, con un approccio del tipo “fate largo, arrivo io!”. Ma bonario, senza aggressività; non ho mai visto nessuno scomporsi per una bella e insistita strombazzata alle sue spalle, anche quando lo strombazzatore voleva costringerlo ad avanzare nonostante il semaforo rosso. Ecco, da noi in Italia il clacson viene usato relativamente poco, ma con un livello di aggressività che ad oggi non ho ancora visto in giro!

Altro rumore curioso è quello dei pullman di città, caratterizzati da un altoparlante che comunica ininterrottamente all’esterno frasi per noi incomprensibili. E quello del mezzo che lava le strade, sulla musica di “It’s a small world”…

Infine il rumore che non c’è, quello dei numerosissimi motorini elettrici che ti si infilano silenziosamente dappertutto. Se solo quell’energia elettrica non fosse prodotta con il carbone

Se questa è una discarica

I cinesi sanno stupire, ormai lo abbiamo capito. E’ vero che siamo finiti in uno dei posti più avanzati della Cina, ed è vero che il Dr. Yong mi aveva anticipato che avremmo visitato una delle discariche meglio gestite del Paese, ma questo proprio non me lo sarei aspettato…

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NB: le foto sono state scattate nella parte sommitale della discarica, chiusa da un paio d’anni circa. Ad un metro e mezzo di profondità si trovano i rifiuti…

Impression West Lake

Ormai e’ evidente che il cuore della città è il Lago dell’Ovest. Ogni sera questo cuore pulsa animato da luci e musiche new age al ritmo delle quali centinaia di ballerini danzano sull’acqua per portare a galla le leggende che da secoli si tramandano ad Hangzhou. E così banchi di pesci magici gialli e rossi si inseguono vorticosamente come trainati dalle onde, fiori di loto fremono sotto la brezza primaverile e tamburi luminosi come soli vengono percossi per farne uscire musica, acqua e luce che paiono fiamme ardenti. Infine lo specchio d’acqua, sotto lo sguardo dei salici illuminati di differenti colori, si riempie di enormi penne bianche alte più di due metri che fluttuano, magistralmente condotte, per simboleggiare il volo della gru, animale sacro che custodisce i frutti dell’immortalità degli dei.

Questa sera anche noi abbiamo assistito a questo spettacolo dal titolo Impression West Lake e le aspettative che avevamo non sono state deluse.

 

Un assaggio di caldo

I racconti della stagione estiva ad Hangzhou sono tutti concordi, e un po’ inquietanti. Le guide parlano della “insopportabile calura che cuoce lo Zhejiang”, i residenti raccontano come per fare un paio di chilometri a piedi in citta’ anche al mattino presto ci si debba munire di sufficienti bottiglie d’acqua. Insomma, un clima caldo umido da far rimpiangere la pianura padana dei tempi migliori, il tutto da Maggio a fine Settembre.

Gli unici periodi “umani” sono dunque la primavera e il mese di Ottobre, anche perche’ poi l’inverno non e’ da meno, piuttosto freddo, con qualche nevicata e soprattutto senza sistemi di riscaldamento seri nelle case (solo gli split usati a rovescio).

Nel consueto monitoraggio del meteo prima di partire, avevo osservato un paio di giornate con massima di 30 gradi gia’ ad inizio Marzo. Aiuto! Poi piu’ niente, anzi la prima quindicina qua e’ stata particolarmente fresca. Nel giro di sette giorni siamo invece passati dalla giacca a vento invernale ad un primo caldo piuttosto evidente, di nuovo attorno ai 30. Dagli ombrelli per ripararsi dalla pioggia a quelli per ripararsi dal sole. Qua dicono che e’ frequente vedere sfilare le quattro stagioni in una settimana, stiamo a vedere…

Il tempo vola

Ben oltre la metà della nostra permanenza, ecco alcune impressioni.image

Luca: mi sono divertito molto. Il sabato e la domenica vado in biblioteca al mattino e al pomeriggio al kung fu. Vorrei sia tornare a casa che restare ancora qua.

Pietro: anche io mi sono divertito, l’unica cosa è che continuano a farmi foto.
Però io sono troppo intelligente e non me le fanno quasi mai perchè mi nascondo sempre!! Però, in fin dei conti è divertente stare qui, anche se ho un po’ nostalgia di casa. Alla fine del mese valuterò se mi piace veramente.

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Andrea: a me della Cina piace andare a vedere i posti con gli amici. Mi è piaciuto quando siamo andati allo Xixi dove c’erano le barche dei draghi.DSC_3377