La città ideale (una dichiarazione d’amore)

Milano è la città ideale per muoversi in bici: compatta, con una struttura regolare, tutta pianeggiante, con un ottimo clima. Oddio, a luglio può fare molto caldo, vero. Ma  si sta meglio così che in balia di un condizionatore che cerca di far svaporare i bollori di un’auto lasciata sotto al sole. O peggio ancora all’interno di un casco integrale e con un motore tra le gambe che ti cuoce quando sei fermo al semaforo. Li ho già provati entrambi, grazie…

E poi la sicurezza, vero, un bel tallone d’Achille. Ma in attesa dell’auspicata entrata in vigore delle zone a 30 km/h (e nella speranza che vengano poi fatte rispettare), è tutta una questione di numeri. Più aumentano i ciclisti a discapito di automobilisti e motociclisti, più la situazione non può che migliorare.

Non sono un milanese, ma ci vivo tutti i giorni. E amo questa città, davvero! E il modo di dimostrarle questo mio amore è proprio quello di non contribuire, nel mio piccolo, all’inquinamento atmosferico e acustico che la violentano ogni minuto che passa.

Milanesi, coraggio!

I ciclisti della domenica

Sono anch’io un ciclista della domenica. Anzi, penso che alla domenica mattina le strade dovrebbero essere chiuse al traffico dei veicoli a motore, almeno quelle più belle tra il Vergante e il lago d’Orta, oltre naturalmente a tutte le salite! Per lasciare spazio sia ai numerosi ciclisti solitari che ai folti grupponi che arrivano dalla pianura.

Eppure il fenomeno dei ciclisti della domenica è un altro esempio della anomalia italiana. In Scandinavia quest’estate non ho visto nulla di tutto ciò alla domenica mattina. Eppure le città sono sempre invase dai ciclisti. Insomma, il contrario che da noi.

E se i nostri ciclisti della domenica diventassero tutti anche dei ciclisti urbani?

Una giornata intermodale

Questa è la breve cronaca di una giornata intermodale tipo, per me che da cinque anni ho abbandonato la città pur continuando a lavorarci. E che, dopo un paio d’anni di utilizzo di due diverse biciclette lasciate in stazione al mattino e alla sera, ho deciso di fare un salto in avanti e dotarmi di pieghevole, o meglio della Pieghevole per eccellenza.

Si parte da casa alle 7.30, caschi, giubbotti e via! 7 km tra i campi di grano, in leggero declivio.

Un paio di passaggi e attraversamenti delicati (vita dura per i ciclisti anche in campagna, non solo in città) e alle 8 siamo all’asilo.

Lasciata la duplice “zavorra” riparto subito per la stazione, un paio di km, questa volta con un bello strappo in salita. Stazioncina di campagna, monobinario… e poi un cambio di treno.

Dalla Stazione Centrale al Politecnico, altri 3 km in velocità, sull’asse via Andrea Doria, Viale Gran Sasso, Piazza Piola. Viva la corsia preferenziale!

Alla sera si riparte, ma questa volta sulla Stazione Garibaldi. 5 km con passaggio per la ciclabile di Via Morgagni, invasa da pedoni e carrozzine. Ma la bici disegnata per terra proprio non la vedono??

 

 

Doppio passaggio in treno, arrivo a casa. Si riapre la bici e via, per gli ultimi 2,5 km della giornata con la luce radente del tramonto, il profumo della campagna (oddio, non sempre profumo…) e soprattutto quei 4-5 gradi in meno rispetto all’isola di calore di Milano.

Alla fine della giornata mi sono messo in tasca quasi 20 km, una discreta dose quotidiana di allenamento. E ho anche pedalato con i miei figli. Ma soprattutto la pieghevole mi consente una libertà, un’elasticità e una gestione dei tempi che non potrei avere con nessun altro mezzo. Provare per credere!