Il sistema scolastico

DSC_6531

L’altra sera, quando siamo stati invitati a cena da Takashi Fujimori, abbiamo avuto modo di capire meglio come funziona il sistema scolastico giapponese. La moglie infatti, prima di avere la bambina, era una maestra di scuola elementare, ma avendo deciso di avere più figli, avrà difficoltà a reinserirsi nel mondo lavorativo.

DSC_6524I bambini iniziano la scuola all’età di sette anni. La scuola primaria dura 5 anni durante i quali i ragazzi imparano circa 700-800 simboli delle migliaia totali: 50 il primo anno, 80 il secondo e via via crescendo negli anni successivi. Esistono 3 insiemi di simboli: Kanji, il primo e più numeroso, è costituito da ideogrammi ereditati dalla Cina, Hiragana e Katakana sono una sorta di scrittura fonetica con un numero più ridotto di simboli e i due insiemi si fondono nel linguaggio scritto e parlato. Naturalmente poi devono conoscere anche l’alfabeto anglosassone, il Roma-ji, per poter scrivere i fonemi sul pc che vengono poi trasformati in simboli e per imparare le lingue straniere, principalmente l’inglese. I bambini si esercitano su tabelle che devono esser compilate inserendo in ciascuna colonna per dieci volte uno specifico simbolo. In pullman ci è capitato di vedere un ragazzino intento in tale attività.

DSC_6610Le classi possono avere fino a 40 alunni e la maestra è unica. L’orario scolastico è simile a quello del nostro tempo pieno e per il pasto la famiglia paga circa 30 euro al mese. Ci hanno spiegato che in passato gli scolari “dovevano” essere a casa entro le 17, mentre adesso possono rientrare anche alle 18.00 – 18.30, dopo aver svolto le attività extra scolastiche, che in realtà consistono in ulteriori ore di studio. Sembra infatti che l’ammissione alle scuole superiori e poi all’università sia veramente selettiva, quindi i bambini iniziano a prepararsi duramente sin dai primi anni di scuola. Questo spiega perchè i parchetti sono deserti in Giappone!

20140727_172942

 

 

Una piacevole serata

L’aspetto più interessante del viaggiare per lavoro rispetto al viaggiare per turismo, sta nella possibilità di conoscere maggiormente le persone e le loro abitudini. L’altra sera siamo stati invitati a cena da un ragazzo che lavora come ricercatore all’Università di Kyoto e da sua moglie. La coppia ha una bimba, il cui nome si pronuncia “Kana-o”, che è nata il medesimo giorno di Andrea, il 24 giugno, però del 2013. La piccola si sta cimentando con i primi passi e i primi suoni articolati, assolutamente uguali a quelli che pronunciavano i miei figli alla sua età e molto assonanti con quelli che pronunciano gli adulti. Ricordo infatti che allora dicevo sempre che i miei figli sembravano giapponesi e a distanza di alcuni anni ho potuto appurare che lo erano veramente!

La casa in cui ci hanno accolto era tradizionale, essendo un edificio di più di 100 anni. Per raggiungere l’ingresso abbiamo percorso alcuni metri in un angusto corridoio in mezzo a due edifici antistanti al termine del quale ci siamo trovati di fronte a una porta scorrevole in legno e carta di riso. Come consuetudine ci siamo tolti le scarpe prima di entrare. Varcata la soglia ci siamo trovati in un piccolo ingresso con un tavolo e un cucinino.

20140726_172220 A sinistra un’altra porta scorrevole dava accesso ad un vano con il tatami (la tipica pavimentazione in stuoia utilizzata per le camere da letto e i locali giorno) il cui soffitto in legno incombeva basso. Un tavolino alto circa 30 cm era baricentrico rispetto al locale e sulle tre pareti non occupate dalla porta scorrevole erano addossati rispettivamente un piccolo divano di velluto verde con la struttura in legno, una poltrona sotto alla quale c’era un vasino di ceramica come quelli che si usavano un paio di generazioni fa in Italia, una libreria, alcuni giochi di legno e una scrivania con due computer. Non mancavano un condizionatore e un ventilatore, indispensabili in una giornata che ha toccato i 37°. L’ambiente risultava molto raccolto ed accogliente. Ci siamo seduti tutti per terra intorno al tavolino centrale per prendere l’aperitivo: anguria, legumi simili a piccole fave e una bevanda molto popolare dall’aspetto simile al latte di cocco e dal gusto paragonabile al sorbetto al limone.

20140726_174341Di seguito sono state appoggiate sulla scrivania numerose ciotole contenenti germogli, mais, formaggio, tofu, verdure, piccoli wurstel, pesce crudo e la più grande riso. Non mancavano ovviamente salsa di soia, zenzero e spezie. In una vaschetta poi eran contenuti alcuni fogli di alghe di due differenti dimensioni. Entrambi andavano riempiti con riso e gli ingredienti desiderati; le più piccole venivano poi arrotolate a forma di cono, le più grandi adagiate su uno stuoino che serviva per arrotolarle a forma di cilindro. Le prime venivano mangiate dal commensale che le aveva preparate, le seconde tagliate a rondelle e condivise.

DSC_6828La cena si è conclusa con alcuni dolci che avevamo portato noi simili a pancakes, che ci hanno affascinato perchè prodotti con una macchina posta in bella vista nella vetrina del negozio, che ricordava tanto il film di Charlie Chaplin “Tempi moderni”.

I bambini erano molto divertiti da questa cena così interattiva. Non appena terminato hanno iniziato a giocare facendo rotolare alcune palline sul tatami, suscitando l’interesse della piccola che si aggirava eccitata e barcollante tra gli strani ospiti, afferrando quello che poteva dai piatti di ognuno, secondo la migliore tradizione che accomuna tutti i bambini del mondo. Nel frattempo noi adulti sfogliavamo il bellissimo album di matrimonio dei due ragazzi celebrato con abiti tradizionali secondo il rito Shintoista.

E’ stata davvero una piacevole serata!

Un Paese molto caro?

Questa era l’impressione prima di partire, mi sono anche affrettato ad aumentare temporaneamente il plafond della carta di credito.

Il costo della vita in città si sta invece rivelando decisamente accettabile, certo anche grazie all’Euro forte ma non solo. Qualche esempio:

  • una corsa sui mezzi pubblici 230 yen (circa 1,7€). Circa la loro efficienza, ne abbiamo già parlato
  • cena a buffet all you can eat con prodotti biologici e di filiera corta: 4500 yen (33€) per tutti e cinque20140720_195156
  • il pranzo nel medesimo posto, alle stesse condizioni e con la stessa varietà di cibo: 3100 yen (23€). Qua è prassi abituale che il pranzo venga servito a costo minore rispetto alla cena
  • ingresso giornaliero nella enorme piscina del centro Aquarena 820 yen
  • praticamente ovunque i bambini pagano la metà

La spesa al supermercato è invece proporzionalmente più cara, in particolare frutta e verdura, che vengono via a peso d’oro.

Dunque anche qua come in Cina è alla fine quasi sempre preferibile andare a mangiar fuori!

A ciascuno le sue lobbies

Lobby dei tassisti, dei farmacisti, dei commercianti. Uno dei marchi di fabbrica della nostra Italietta, dove tutti i timidi tentativi di liberalizzazioni del settore, o di blocco del traffico nelle vie dello shopping, vengono facilmente stroncati sul nascere. Qua non te lo aspetteresti, eppure scopri che tutto il mondo è paese.

Lo sviluppo della produzione di energia elettrica da fonte geotermica, che in Giappone avrebbe enormi potenziali come già accennato qua, pare infatti essere frenato dalla “lobby” dei gestori degli Onsen, ovvero di quelle splendide sorgenti termali associate alle ryokan o agli alberghi, che sono a loro volta uno dei marchi di fabbrica del Giappone. Temono possibili ripercussioni sulla loro attività. Se ne parla ad esempio in questo articolo scientifico.

2292_11

Tanto per dare un’idea, il Giappone produce poco più della metà di energia geotermica rispetto all’Italia, a fronte di una popolazione più che doppia e di una superficie superiore del 25%. Ma soprattutto è localizzato in una delle aree geologicamente più attive di tutto il pianeta.

Il problema è che a seguito dell’incidente di Fukushima le centrali nucleari sono ancora tutte ferme. E la conseguente quota mancante di energia elettrica viene ricoperta con gas naturale di importazione, e soprattutto con carbone… Con buona pace di Kyoto e del suo Protocollo. Mi ricorda qualcosa.

Se questi sono parchi giochi……

In Giappone non si vedono molti bambini per le strade, forse perchè la scuola è appena terminata o forse perchè sono troppo impegnati a prepararsi per la società di domani dove dovranno lavorare molto duramente. Per comprendere meglio, basti pensare che da queste parti le vacanze scolari estive durano circa un mese, mentre quelle lavorative tre giorni. Si, proprio tre giorni; però quasi tutti si lasciano ingolosire e, attaccandone un paio prima o dopo, arrivano a godere di una intera settimana!

I pochi bambini che si vedono sui pullman o sulle metropolitane viaggiano spesso da soli, facendo equilibrismi per svolgere i compiti prima di arrivare a casa, tra una frenata e l’altra in prossimità di fermate e semafori.

pinoc9Nei luoghi pubblici, ristoranti, bar, centri commerciali, etc, non si vedono aree dedicate ai bambini e gli sporadici parchi giochi lasciano basiti da tanto sono desolati. Spianate di terra prive di alberi che paiono realizzate a eterno monito verso una via che non deve essere intrapresa, un po’ come il paese dei balocchi della favola di Pinocchio. Non ho mai visto bambini intrattenersi sulle scarne altalene, sullo scivolo di cemento o ancora sui copertoni parzialmente interrati che diventano infuocati nelle ore più calde, ma sono certa che se mai dovessi scorgerne uno, gli vedrei anche crescere repentinamente delle lunghe orecchie pelose da asinello.

Se queste sono le distrazioni offerte, si può stare certi che i bambini non perderanno mai di vista i loro obiettivi.

Buon compleanno Luca!

DSC_6822Il 24 luglio è il giorno della seconda e ultima parata del festival Gion Matsuri, reintrodotta per la prima volta quest’anno dopo più di 50 anni. A  fatica troviamo un posto su un muretto in prossimità di un incrocio e, abbarbicati ad un alberello, attendiamo l’arrivo dei carri. Il clima è afoso e un poliziotto con un sorriso affabile pronuncia ininterrottamente parole incomprensibili attraverso un megafono, mentre con la mano e i cenni del capo sembra benedire la folla. D’improvviso sbuca da dietro gli edifici il primo stendardo, seguito da una variopinta sfilata di uomini, donne e bambini agghindati con abiti tradizionali. Le dame a cavallo paiono bambole di ceramica e alcune bambine trotterellano al seguito nei loro abiti color pesca, attardandosi di tanto in tanto per far ruotare gli ombrellini di carta di riso. DSC_6795Dietro di loro uomini vestiti da aironi aprono le ali come ad ammonire le piccole, che ripartono leste per non esser raggiunte. Due giovani samurai, perfettamente immedesimati nel ruolo assegnatogli, proteggono impettiti tre scrigni dorati sorretti da alcuni portantini. DSC_6837

 

Infine chiudono la parata i grandi carri che avanzano lenti e pesanti come pachidermi. Piccoli pini svettano sopra le coperture e gli esili rami fluttuano nell’aria insieme alle note dei flauti e ai trilli dei campanelli. Prima che il carro giunga nel centro dell’incrocio alcuni uomini estraggono due fascine di canne di bambù tagliate verticalmente e le dispongono a terra.

DSC_6579Quando le ruote anteriori salgono sui legni, il carro viene bloccato con dei cunei. Secchi di acqua (e sapone, credo) vengono rovesciati sull’asfalto e sulle canne per ridurre l’attrito. I DSC_6806due uomini che muovono in modo ritmato i ventagli sul predellino anteriore del carro, vengono raggiunti da altri due che, come maestri di cerimonia, iniziano a dirigere le manovre. Le corde con le quali il carro viene trascinato sono repentinamente avvolte intorno al mozzo della ruota anteriore esterna. All’ordine unisono dei maestri di cerimonia, il gigante viene fatto scivolare sulle canne compiendo una rotazione intorno alle ruote posteriori. Ci sono volute circa quattro possenti spinte per fargli compiere una rotazione di 90°. Terminata l’abile manovra, il carro prosegue nella nuova direzione accompagnato dagli applausi della folla rimasta con il fiato sospeso fino a quel momento.

Dopo aver assistito a questo spettacolo unico, ci dirigiamo verso la galleria commerciale per prendere un regalo per Luca, perchè il 24 luglio è anche il suo compleanno! Essendo un bambino molto permeabile alle differenti culture, usi e costumi, ha optato per uno yukata (la versione estiva del kimono)……ed io proprio non potevo lasciarlo solo in questa sua scelta!

20140724_145309

 

Un paese all’avanguardia

Per arrivare a prendere il sale in fondo al ripiano della cucina ho appoggiato la mano contro il muro ad ovest dell’appartamento. Erano circa le sette di sera, il sole era già tramontato ed il muro era caldo, simile a quello di una stufa di ceramica che diffonde gli ultimi tepori dopo lo spegnimento.

Lampadina-a-incandescenzaE così mi sono soffermata a ripensare a quanto avevo visto negli ultimi giorni. Gli edifici dal punto di vista architettonico sono assolutamente anomini (fatta eccezione per quelli storici ovviamente) e sono talmente addossati gli uni agli altri che sembra che stringano le braccia al corpo sollevando le spalle per non urtarsi. Dal punto di vista dell’isolamento poi sono assolutamente inefficienti: muri e vetri così sottili da dover far funzionare l’aria condizionata tutto il giorno, aumentando ulteriormente l’isola di calore nelle strade dove migliaia di motori sputano incessantemente aria calda. Anche le lampadine concorrono a scaldare gli ambienti, perchè sono ancora quelle ad incandescenza.

faglie giapponesiIl Giappone dunque, sdraiato su una spaccatura della terra dove il calore preme in ogni luogo per fuoriuscire con violenza, ha preferito mettere in gioco enormi potenze tramite le centrali nucleari e il carbone, piuttosto che percorrere la via del risparmio energetico e dello sfruttamento delle fonti inesauribili.

Per molti aspetti la tecnologia italiana è più all’avanguardia rispetto a quella giapponese, o almeno più sostenibile, eppure qui sembra di essere in un luogo decisamente più vivibile e “tecnologico”. Il motivo è che le cose funzionano al meglio delle loro possibilità, essendo gestite, mantenute e manutenute in modo meticoloso e puntuale.

treni con graffititreni giapponesiBasti pensare ai trasporti pubblici: paiono anni luce avanti rispetto ai nostri, eppure non siamo di fronte a forme di teletrasporto, ma semplicemente a treni in perfetto ordine, che partono ed arrivano all’orario prestabilito, senza graffiti che ne oscurino i vetri e macchie sui sedili.

Queste riflessioni rendono ancora più amara la realtà. Sarebbe stato preferibile constatare che in Giappone si avvalgono di tecnologie per noi irraggiungibili, piuttosto che vedere tecnologie equiparabili, ed a volte persino obsolete, e una società all’avanguardia grazie al senso del bene comune, al rispetto altrui e delle regole. trenitalia-multa-ritardo-treno

Due templi in due giorni

Domenica siamo andati a visitare un tempio. Sembra strano che ci siano tanti templi, ma è così, infatti a Kyoto ce ne sono circa 100.  DSC_6655Appena varcate le porte del tempio Rokuonji ci troviamo davanti a un parco con pini ad ombrello, aceri, gimki e un laghetto nel quale si specchia una grande struttura in legno dorato. Quella è la parte più importante del tempio, che si chiama Padiglione d’Oro, perché contiene le reliquie del Budda. Con la mappa del tempio abbiamo percorso i sentieri del parco. Prima di proseguire verso i giardini del palazzo imperiale ci siamo goduti un buon gelato!

DSC_6688Il giorno seguente siamo andati a visitare un altro tempio: Kiyomizu-dera. La strada per arrivare al tempio è in salita e fiancheggiata da negozi di kimono, dolci tipici, statuette del Budda e altri oggetti.

Arrivati in cima ci troviamo davanti a una lunga scalinata di pietra con ai lati due grandi statue talmente attente e impegnate a proteggere il tempio che sembrava gli si infuocassero gli occhi!

DSC_6733DSC_6734
All’interno ci sono tanti edifici ognuno dei quali contiene un Budda. Gli edifici sono completamente immersi in un bosco ed è piacevole camminare in quei piccoli sentieri ombreggiati, si sta bene e non si ha il problema del caldo. Uno di questi ci conduce ad una pagoda rossa splendente che, vista dai templi vicini sembrava un vulcano ricoperto di lava brillante!DSC_6728

Scendendo infine una scalinata di pietra si arriva ad una cascata sacra le cui acque sembra che abbiano poteri terapeutici. Così ci siamo messi in coda per bere anche noi quell’acqua: era buonissima, ma che noia la coda!

PietroDSC_6751

Tutto molto stretto

Kyoto ha un milione e mezzo di abitanti, all’incirca come Milano. Nulla a che vedere con le megacities cinesi, dove Hangzhou con i suoi sei milioni e rotti era poco più che un paesone.

Eppure anche qua tutto è stretto e compatto, in particolare nelle viuzze del centro. Spopolano dei modelli di automobili mai visti da noi, che sembra siano state schiacciate ai lati. DSC_6607E si capisce subito a cosa servono, visto che si possono incastrare alla perfezione.

DSC_6608

 

 

 

 

20140810_221058

O quasi…

 

 

 

 

 

Interessante poi la distanza tra le case, se ti affacci alla finestra puoi saltare sul tetto del vicino…

DSC_6649

 

 

 

 

 

 

E dunque anche trovare posto per le bici diventa una sfida.

DSC_6549

 

I locali non se ne fanno però alcun problema, precisi, rigorosi e rispettosi delle regole come sono. Siamo pur sempre nel paese degli alberghi a capsule!

I rituali buddisti

DSC_6702Mentre aspettavamo che spiovesse sotto la copertura a volta di una galleria commerciale, Pietro Luca e Andrea sono stati invitati ad entrare in un tempio buddista da una donna con due bambini di circa sei e otto anni. Con curiosità e titubanza si sono avvicinati alla donna che, con un gesto delicato, ha porto a ciascuno di loro una moneta. Uno alla volta hanno gettato l’offerta dentro ad una grande struttura in legno simile ad un lavatoio, posta di fronte all’altare, sopra alla quale due robuste corde parevano sospese su un baratro di cui non si scorgeva la fine. Tutti insieme hanno afferrato e scosso con forza la corda più grossa, formata da più filamenti colorati e da un medaglione metallico posto vicino all’estremità superiore che, colpendone un altro, ha diffuso nel piccolo tempio un suono lieve ed acuto, inghiottito anch’esso in breve tempo nel baratro dell’offertorio. A fianco c’era la seconda corda, i cui filamenti avvolgevano come forti dita ossute un martello che, grazie all’energica sferzata dei cinque ragazzi, ha fatto risuonare una grossa campana, producendo questa volta un suono grave. Ora che avevano destato l’attenzione del Budda, era giunto il momento di salutarlo unendo le mani in preghiera ed abbassando lievemente il capo ad occhi chiusi.

Dopo questo gesto di profonda condivisione, la donna e i ragazzi si sono accomiatati scomparendo in un attimo nella folla da cui erano emersi pochi istanti prima.

Anche in Cina avevamo avuto la fortuna di esser accompagnati nei rituali buddisti in un tempio nei pressi di Hangzhou, e sebbene allora come ora nessuna parola fosse stata scambiata, i momenti vissuti sono stati così profondi da rimanere indelebili nei nostri ricordi.